I promessi sposi

Il cielo prometteva una bella giornata: la luna, in un canto, pallida e senza raggio, pure spiccava nel campo immenso d'un bigio ceruleo, che, giù giù verso l'oriente, s'andava sfumando leggermente in un giallo roseo. Più giù, all'orizzonte, si stendevano a lunghe falde ineguali, poche nuvole, tra l'azzurro e il bruno, le più basse orlate al di sotto d'una striscia quasi di fuoco, che di mano in mano si faceva più viva e tagliente: da mezzogiorno, altre nuvole ravvolte insieme, leggieri e soffici, per dir così, s'andavan lumeggiando di mille colori senza nome: quel cielo di Lombardia, così bello quand'è bello, cosi splendido, così in pace.

[Alessandro Manzoni, I promessi sposi, BUR 1977, pag. 401]

La Chanson de Roland

Chiara è la notte e la luna splendente.
Carlo è coricato, ma per Orlando è pieno di dolore,
e per Oliviero gli pesa molto il cuore,
per i dodici pari e per la gente francese
che a Roncisvalle ha lasciato morta nel sangue.
Non può frenare il pianto e i lamenti,
e prega Dio che salvi quelle anime.
E' stanco il re, ché pena ha molto grande:
s'è addormentato, era ormai sfinito.
Per tutti i prati ora dormono i Franchi.
Non c'è cavallo che possa stare ritto:
chi vuole l'erba, la bruca sdraiato.
Molto ha imparato chi ha tanto sofferto!
[...]

(CLXXXIII)

[Graziano Ruffini (a cura di), La Chanson de Roland, Guanda, 1981, pag. 179]

Dafni e Cloe

Si era ormai in pieno autunno, e nell'imminenza della vendemmia ognuno era all'opera; chi apprestava i torchi, chi ripuliva le botti, chi intrecciava canestri; uno attendeva a preparare il falcetto per il taglio dei grappoli, un altro a predisporre una pietra idonea a schiacciare i succosi chicchi d'uva; un altro ancora ad approntare bacchette di vermena secca, privata della corteccia col sistema della battitura, in modo che, fattene fiaccole, potessero fare luce di notte durante il trasporto del mosto. Allora Dafni e Cloe, lasciando ad altri cura delle capre e delle pecore, partecipavano ai lavori e si rendevano utili dando una mano. Dafni trasportava i grappoli in canestri, e dopo averli gettati nei torchi, li pigiava con i piedi e quindi andava a versare il vino nelle botti; Cloe preparava da mangiare a coloro che vendemmiavano e mesceva loro vino vecchio; anche staccava i grappoli dai tralci bassi delle vigne.

[Longo Sofista, Dafni e Cloe, Mondadori, 1991, pag. 85]

Le cose

Gli sarebbe piaciuto essere ricchi. Credevano che avrebbero saputo esserlo. Avrebbero saputo vestirsi, guardare, sorridere come persone ricche. Avrebbero avuto il tatto, la discrezione necessari. Avrebbero dimenticato la loro ricchezza, avrebbero saputo non ostentarla. Non se ne sarebbero vantati. L'avrebbero respirata. I loro piaceri sarebbero stati intensi. Gli sarebbe piaciuto camminare, bighellonare, scegliere, gustare. Gli sarebbe piaciuto vivere. La loro vita sarebbe stata un'arte del vivere. 

[Georges Perec, Le cose. Una storia degli anni sessanta. Einaudi, 2011, pag. 11]

L'Adalgisa

Di ville, di ville!; di villette otto locali doppi servissi; di principesche ville locali qaranta ampio terrazzo sui laghi veduta panoramica del Serruchón - orto, frutteto, garage, portineria, tennis, acqua potabile, vasca pozzonero oltre settecento ettolitri: - esposte mezzogiorno, o ponente, o levante, o levante-mezzogiorno, o mezzogiorno-ponente, protette d'olmi o d'antique ombre dei faggi avverso il tramontano e il pampero, ma non dai monsoni delle ipoteche, che spirano a tutt'andare anche sull'anfiteatro morenico del Serruchón e lungo le pioppaie del Prado; di ville! di villule! di villoni ripieni, di villette isolate, di ville doppie, di case villerecce, di ville rustiche, di rustici delle ville, gli architetti pastrufaziani avevano ingioiellato, poco a poco un pò tutti, i vaghissimi e placidi colli delle pendici preandine, che, manco a dirlo,  «digradano dolcemente»: alle miti bacinelle dei loro laghi.

[Carlo Emilio Gadda, L'Adalgisa. Disegni milanesi, Einaudi, 1974, pag. 97]

Il muschio e la rugiada

Al profumo del pruno
sbuca improvviso il sole -
Sentiero tra i monti.

(Matsuo Basho)

[Mario Riccò, Paolo Ligazzi (a cura di), Il muschio e la rugiada. Antologia di poesia giapponese,  BUR, 2010, pag. 107]

Lampi d'estate

«Sei andato a vedere l'Imperatrice, zio Clarence?»
«Eh? Oh, sì. Sì mia cara. Sono stato con lei tutto il pomeriggio.»
Gli occhi miti di Lord Emsworth brillavano sempre quando si nominava quel nobile animale, l'Imperatrice di Blandings. Il nono conte era un uomo di poche e semplici ambizioni.  Non aveva mai desiderato forgiare i destini dello Stato, dettarne le leggi e far discorsi alla Camera dei Lord che facessero saltare in piedi ad acclamarlo vescovo e pari. Tutto ciò cui aspirava, quale riconoscimento capace di farlo accogliere  nell'England' Hall of Fame, era riuscire a far vincere per il secondo anno consecutivo il primo premio, una medaglia d'argento, alla sua scrofa di razza, l'Imperatrice di Blandings appunto, alla Fiera Agricola dello Shropshire, categoria porcelli grassi. E ogni giorno se non si sbagliava di grosso gli sembrava che il premio baluginasse un pò più vicino a lui.

[Pelham Grenville Wodehouse, Lampi d'estate, TEADUE, 1989, pag. 23]

Libera nos a Malo

Maggio in orto, api, calabroni; virgulti, germogli, foglie tenere, e bai dappertutto, in aria in terra sulle foglie. Mi vede questo bao? Vede un bao grando; è tutto fatto a bai il mondo, bai-bimbissóli, bai-lumèghe, bai-sórze, bai-càn, bai-òmini, bai-angeli che zòla come questo bao. Zòla via bao!
Nello zufolo delle api filandiere c'era il bandolo di una cosa che dardeggiava dentro e fuori dal tempo; mi sentivo uscire dal nostro man-loched set, lo spazio infinito e il tempo infinito erano gocciole di suono a mezz'altezza, press'a poco alte come le mura dell'orto, che fioccavano in aria senza cadere.

[Luigi Meneghello, Libera nos a Malo, BUR 2006, pag. 36]

L'assassinio di Roger Ackroyd

«E ora, messieurs et mesdames» riprese rapidamente Poirot «proseguirò con quanto stavo per dire. Dovete capire bene questo: io intendo arrivare alla verità. La verità, per quanto a volte possa essere terribile, è sempre una meta affascinante. Io sono vecchio, forse le mie facoltà non sono più quelle di una volta ...» A questo punto si aspettava un coro di proteste. «Forse è l'ultimo caso che tratto. Ma Hercule Poirot non può chiudere la sua carriera con un fiasco. Vi assicuro che intendo scoprire la verità e la scoprirò a dispetto di tutto e di tutti.»

[Agatha Christie, L'assassinio di Roger Ackroyd, Mondadori, 1979, pag. 119]

Il grande Gatsby

Quasi tutte le grandi ville costiere ormai erano chiuse e le luci erano rare, se si toglieva il chiarore di un ferry-boat la cui ombra si spostava verso lo Stretto. E mentre la luna si levava più alta, le case caduche incominciarono a fondersi, finché lentamente divenni consapevole dell'antica isola che una volta fiorì per gli occhi dei marinai olandesi: un seno fresco, verde, del nuovo mondo. Gli alberi scomparsi, gli alberi avevano ceduto il posto alla casa di Gatsby, avevano una volta incoraggiato bisbigliando il più immane dei sogni umani; per un attimo fuggevole e incantato, l'uomo deve aver trattenuto il respiro di fronte a questo continente, costretto ad una contemplazione estetica, da lui non capita nè desiderata, mentre affrontava per l'ultima volta nella storia qualcosa di adeguato alla sua possibilità di meraviglia.
E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter sfuggire più. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in questa vasta oscurità dietro la città, dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. 
Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia... e una bella mattina ...
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.

[Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby, Mondadori, 1990, pag. 181-2]

Bucoliche

Titiro

Potevi tuttavia riposare qui con me per questa notte
sulle foglie verdi: ho mele mature,
castagne molli e formaggio abbondante,
e già di lontano fumano i tetti delle cascine
e più grandi scendono dagli alti monti le ombre.

(Egloga I, vv. 79-84)

[Publio Virgilio Marone, Bucoliche, Garzanti, 1981, pag. 11]

Festa mobile

Quando tornammo a Parigi era freddo e sereno e bellissimo. La città si era adattata all'inverno, c'era buona legna in vendita nella bottega di legna e carbone dirimpetto alla nostra casa, e c'erano bracieri sulle terrasses di molti buoni caffè per poterci restare al caldo. Il nostro appartamento era caldo e accogliente. Bruciavamo boulets - ovuli di polvere di carbone - sul fuoco di legna, e sulle strade la luce invernale era molto bella. Ti eri abituato alla vista degli alberi nudi contro il cielo e camminavi sulla ghiaia appena lavata dei sentieri attraverso il giardino del Luxembourg nel vento chiaro e pungente. Quando finalmente li avessi accettati nella loro nuova realtà, gli alberi spogli ti sarebbero sembrati scultorei, e i venti invernali increspavano la superficie degli stagni e le fontane zampillavano nella luce vivida. [...]

[Ernest Hemingway, Festa mobile, Mondadori, 1979 pag. 67]