Expo 58

Proprio allora Thomas fece una curva sulla strada ed esso apparve alla vista: l'Atomium. Emily ed Anneke stavano pedalando insieme, fianco a fianco, una ventina di metri davanti a lui, e i luccicanti globi del monumento surreale di André Waterkeyn erano tra loro, incorniciati da loro. Il sole della sera brillava e rimbalzava dalle lisce, massicce curve ed ellissi della struttura che s'impennava arrogante al di sopra delle cime degli alberi del parco dell'Expo. Thomas smise di pedalare e proseguì a ruota libera, a bocca aperta; non c'era dubbio, adesso, su cosa rappresentava quel quadro: era il suo futuro: seducente, invitante, prima inimmaginabile nelle sue forme e contorni, illuminato su tutti i lati da luccicanti, chiaroveggenti fasci di luce, e soprattutto moderno: moderno in modo irresistibile e senza precedenti.Un futuro che adesso avrà l'opportunità di condividere vuoi qui in Europa, con Anneke, vuoi forse nella lontana America, con la compagnia più burrascosa e vivace di Emily. 
E dunque era stabilito. Non gli restava altro da fare che una semplice scelta.

[Jonathan Coe, Expo 58, Feltrinelli, 2013, pag. 218]

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